Una dieta corretta rende più efficaci i farmaci antitumorali
Una dieta corretta rende più efficaci i farmaci antitumorali
Ancora una volta parliamo di dieta come terapia nella lotta contro il cancro.
Tale, infatti, è il risultato di ben due studi pubblicati recentemente sulla rivista Nature: tali studi hanno come oggetto il legame tra corretta alimentazione ed implementazione dell’efficacia dei farmaci antitumorali sui soggetti che hanno seguito tali regimi alimentari.
Il primo studio, pubblicato il 4 luglio 2018, ha evidenziato come l’assunzione di una dieta che influenzi i livelli dell’ormone insulina renda più efficace l’azione di un gruppo di farmaci antitumorali su una proteina chiamata PI3K, che aiuta ad alimentare la crescita del tumore. Siddhartha Mukherjee, a capo del team della Columbia University che ha sviluppato il suddetto studio, ha dimostrato che l’effetto di questa proteina può essere collegato ad un aumento dell’insulina. La soluzione adottata è stata la somministrazione di una dieta a basso contenuto di carboidrati (dieta chetogenica) su dei topi per esaminarne gli effetti: si è evidenziato come tale approccio aumenti l’efficacia degli inibitori del PI3K.
L’altro studio, pubblicato l’11 luglio 2018 sempre sulla rivista Nature, condotto dai ricercatori dell’Istituto Whitehead per la ricerca biomedica a Cambridge, nel Massachusetts, ha dimostrato che una dieta seguita da alcuni topi, ricca dell’amminoacido istidina di cui sono ricchi i legumi (in particolare fagioli e soia) ma presente anche in altri cibi quali vitello, merluzzo e grana e somministrabile anche come integratore, ha reso più forte l’efficacia del metotrexato, un farmaco chemioterapico usato verso le forme di leucemia, che però può essere molto tossico. All’esame dei ricercatori nelle cellule tumorali di geni coinvolti nelle risposte al metotrexano, è risultato che un eccesso di istidina rende le cellule tumorali innestate nei topi più sensibili al farmaco. In questo modo, secondo i ricercatori, l’uso dell’istidina potrebbe rendere possibile l’uso di dosi più basse del metotrexano, riducendo di conseguenza la tossicità dello stesso.
Entrambi gli studi hanno lo scopo ultimo di attuare tali metodologie sull’uomo e determinare quali pazienti possano beneficiare di eventuali cambiamenti nella dieta.
Per maggiori informazioni:
https://www.nature.com/articles/s41586-018-0343-4
https://www.nature.com/articles/s41586-018-0316-7
Prof. Giacomo Pagliaro PhD
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