Biancospino MG

da Set 25, 2018Naturopatia

Biancospino MG

  • Nome botanico: Crataegus oxyacantha L.
  • Classe: Dicotyledones.
  • Ordine: Rosales.
  • Famiglia: Rosaceae.
  • Parti utilizzate: Gemme.
  • Sinonimi: Crataegus laevigata, Spino bianco, Azarolo selvatico.

 

Proprietà

  • Antianginosa
  • Cardiotonica
  • Antiaritmica
  • Ipotensiva
  • Anti-spasmodica
  • Sedativa
  • Capillaroprotettrice

Caratteristiche generali

 

Il Biancospino presenta un colore ed un odore molto intenso che inebria le giornate di primavera, periodo in cui è all’apice della sua fioriturta.

Si trova maggiormente in Europa, America Settentrionale e Asia minore.

Il Biancospino, o Crataegus oxyacantha, è un arbusto alto fino a 5 m, caratterizzato da una corteccia liscia, da rami spinosissimi e da foglie alterne, a contorno ovale o rombico, lunghe 2-4 cm, variamente incise, con 3-7 lobi dentellati all’apice.

I suoi fiori, che emanano un tenue profumo di bosco, sono raggruppati in corimbi semplici o composti; sono bianchi (raramente rosei), larghi 8-16 mm, muniti di un solo stilo.

La fioritura avviene in Aprile-Maggio.

Le gemme sono svernanti, ovali, in piccole dimensioni, lunghe 1 – 1,5 cm.
I frutti sono carnosi, globosi, di colore rosso corallino, contenenti un solo seme. Questi comunque sono falsi frutti in quanto derivano dall’accrescimento del ricettacolo floreale e non dell’ovario; compaiono in settembre e sono persistenti sui rami sino all’inizio dell’inverno.

Usato comunemente a scopo ornamentale, allo stato spontaneo predilige gli ambienti boschivi, gli arbusteti e le siepi, dal livello del mare al piano montano.

Dai frutti si ottengono gradevoli marmellate dalle proprietà astringenti e bevande fermentate.

Nella medicina popolare il decotto delle infiorescenze veniva applicato sulla pelle per favorire l’eliminazione di foruncoli e acne.

 

Cenni storici

Gli Arabi lo chiamavano “berbero” e da questo appellativo nasce l’errore tramandato per molti secoli, di impiegare il Berberis vulgaris al posto di Biancospino.

I medici medioevali lo ritenevano un rimedio efficace nella lotta contro la lebbra: ne utilizzavano le foglie, i fiori, i frutti, posti in infusione insieme alla cenere del suo legno, da applicare alle piaghe.

Il termine crataegus deriva dal greco kràtos, forza. Questa era considerata una pianta sacra, apportatrice di salute e protezione. Consacrata alle dee Maia e Flora, la ritroviamo nei riti del Calendimaggio dedicati all’arrivo della Primavera.

In antichità si regalavano rametti di Biancospino agli sposi, in segno di augurio e il suo legno ardeva nelle camere nuziali in segni di fecondità.

Nella tradizione cristiana il Biancospino riveste un ruolo simbolico di grande importanza: esso è dedicato alla sofferenza del Cristo di cui fu fatta la corona e alla Vergine Maria in segno della sua purezza.

Nella Medicina Ayurvedica viene focalizzata la sua funzione attivatrice di Pitta e Kapha a scapito di Vata. Secondo i dettami di questa antica tradizione le vecchiaia è definita: ”l’età di Vata” e pertanto alle persone anziane, che vogliono mantenersi in salute, è consigliata la somministrazione quotidiana di un infuso ottenuto con bacche di Biancospino cucchiaino di corteccia di Cannella: il tutto dolcificato con miele.

Fu utilizzato come simbolo di Libertà durante la Rivoluzione Francese; infatti furono piantati in Francia tra il 1789 e il 1792 circa 60.000 Biancospini ed era severamente vietato distruggerli.

 

Utilizzi

Apparato cardiocircolatorio

Il Biancospino è tradizionalmente impiegato come sedativo del sitema nervoso vegetativo e riequilibrante dell’apparato cardio vascolare (riduce lo spasmo coronarico e stimola la contrattilità del miocardio), ipotensivo e antispasmodico.

Il suo impiego è dunque giustificato nei casi di insufficenza cardiaca, angina pectoris, tachicardia, extrasistolia, turbe coronariche, cuore senile, ipertensione, arteriosclerosi, cefalea, disturbi da ipertiroidismo, postumi di infarto, insonnia, dispnea con palpitazioni e stati ansiosi.

Essendo un rimedio cardiosedativo, è utile in caso di palpitazioni e nell’angoscia in menopausa, negli squilibri neuro-cardio-vegetativi e nell’angina pectoris, agendo non solo sull’innervazione cardiaca, ma anche su quella vascolare provocando una dilatazione delle coronarie senza apportare danno al muscolo cardiaco.

Rafforza la sistole cardiaca mediante un aumento della forza di contrazione del cuore e provocando un rallentamento del battito cardiaco; regola il tono simpatico, provocando vasodilatazione coronarica e possiede proprietà antispasmodica.

 

Principali costituenti

  • Polifenoli: quercitina, quercitrina, vitexina.;
  • Derivati triterpenici: acido crategolico, trimetilamina;
  • Sostanze tanniniche;
  • Olio essenziale;
  • Vitamina C;
  • Glucosidi flavonidici, rutoside e iperoside.

Modalità di estrazione

Il macerato gliceroalcolico di questa pianta viene prodotto attraverso l’azione solvente di una miscela di glicerolo ed alcol etilico durante un periodo di macerazione di almeno 21 giorni. Successivamente, prima dell’utilizzo nell’integratore alimentare è tradizionalmente prevista una diluizione 1:10 in una miscela di acqua, alcol e glicerolo, che in definitiva presenta un grado alcolico variabile tra i 30 ed i 40°.

Giacomo Pagliaro

Sono il Prof. Giacomo Pagliaro
PhD Biologo specialista in nutrizione clinica e applicata.

Amo la mia professione e amo trasmettere le mie conoscenze agli altri…
Ho deciso di creare dieta-nutrizione per essere con te ogni giorno e darti delle chicche sul mondo della salute e della nutrizione.

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